Blog Dottoressa Barbara Premoli

Separazione: vissuti e responsabilità genitoriale

La separazione è un evento doloroso che coinvolge tutta la famiglia. 
Questo avvenimento comporta numerosi e importanti cambiamenti sia nella vita dei bambini sia degli adulti, con la necessità di nuovi adattamenti e l’attivazione di risorse sia interne sia esterne. Nel momento in cui ci si separa si viene scaraventati in una nuova dimensione carica di emozioni e di aspetti pratici: bisogna dirlo ai figli, comunicarlo alle famiglie d’origine, parlare con gli avvocati, cercare una nuova casa. 
I sentimenti che accompagnano questo evento possono essere diversi evidenziando una differenza emotiva nel modo di reagire alla situazione. 
Nella mia esperienza clinica mi trovo spesso a confrontarmi con adulti che si sentono disorientati, vulnerabili, tristi e sofferenti a causa della separazione, a volte sono frustrati perché loro stessi non riescono a gestire questa nuova situazione. Quasi sempre alla separazione si accompagna una dolorosa sensazione di vuoto, di perdita; questo evento sembra irrompere nella vita delle persone come una tempesta, alterando profondamente il loro senso di identità. 
Affrontare una separazione non è mai facile, tale evento può essere percepito come un’esperienza di fallimento e una perdita della capacità di realizzare il sogno di un’unione solida e duratura a cui alcuni adulti reagiscono con rabbia, rancore e odio nei confronti del partner da cui si sono separati. I coniugi o conviventi che decidono di rompere la loro unione si trovano di fronte al compito di doversi impegnare nell’elaborazione del “divorzio psichico”, ovvero cercare di comprendere il fallimento del legame, ritrovare una progettualità individuale avendo fiducia nelle proprie capacità. In questo modo si definiscono in maniera non ambigua i nuovi confini del legame che permane, senza cadere in modalità deleterie come l’attaccamento confusivo o l’esasperato conflitto.

La separazione segna la conclusione del rapporto di coppia ma porta anche alla necessità di trovare un modo nuovo di essere genitori. Continuare a essere genitori senza il matrimonio o la convivenza della coppia richiede impegno, volontà e collaborazione. I genitori che affrontano la separazione devono districarsi tra questioni legali, pratiche, economiche in uno dei momenti emotivamente più difficili della loro vita. Inoltre, spesso si sentono in colpa perché stanno esponendo i propri figli a uno stress e a una sofferenza di cui si sentono responsabili. 
Costruire un buon clima di collaborazione tra genitori risulta particolarmente difficile se si tiene conto che il partner rimarrà, insieme a noi, la persona più importante nella vita dei figli. Bisogna affidare i propri figli a una persona che spesso viene vissuta come distruttiva e portatrice di sofferenza. Questo comporta anche assumersi la responsabilità del proprio fallimento. Bisogna riconoscere di non essere riusciti a mantenere il rapporto in modo da farne un’unione felice e duratura; consapevolezza spesso molto difficile da raggiungere e far propria perché implica lo spostare l’attenzione dalle manchevolezze e dagli errori dell’Altro a sé stessi. 

Quanti genitori riescono a fare questo?
Quanti di loro, presi dalle loro emozioni e dalla loro sofferenza, riescono a tenere presente i bisogni dei loro figli?


Il rischio è quello di rimandare ai figli un modello di relazione di coppia e di famiglia dove è evidentemente normale non essere sereni, non condividere, non rispettare, non amare. Un modello di riferimento errato che insegna ai bambini e ragazzi a rimuovere i propri bisogni, a minimizzare i problemi e a non affrontarli, a smettere di credere e di lottare per un progetto affettivo condiviso. 
Nelle separazioni, i bambini sono oggettivamente a rischio di danno evolutivo perché spesso vengono strumentalizzati dai propri genitori ai fini della richiesta di risarcimento economico e psicologico. Questi genitori tendono a perdere qualsiasi tipo di rapporto con i bisogni propri e del bambino, tutto è finalizzato esclusivamente a vincere la causa legale e a punire il partner. I figli possono facilmente rappresentare il capro espiatorio su cui riversare i propri vissuti di fallimento, frustrazione, insoddisfazione, rabbia, paura e odio verso il partner.
Nelle separazioni accade frequentemente che un genitore presenti l’Altro come una persona cattiva, pericolosa e colpevole della separazione, costringendo il figlio a scegliere di schierarsi dalla parte di un genitore, rifiutando contemporaneamente l’Altro. Questa scelta porta inevitabilmente il bambino alla perdita affettiva di un genitore, ma non solo, quando un bambino è costretto a rinunciare a uno dei due genitori non rinuncia solo alla persona fisicamente percepibile ma anche all’attivazione dell’immagine interna corrispondente a quella persona. Il genitore che favorisce questi atteggiamenti non si rende conto del proprio potenziale danneggiante; la distruzione delle immagini genitoriali determina importanti effetti negativi sulla personalità del bambino. L’esperienza clinica mostra che la svalutazione di un genitore come effetto della manipolazione dell’Altro crea una situazione che, protratta nel tempo, porta allo sviluppo di numerose psicopatologie infantili. Per non essere sopraffatto dall’angoscia, il bambino utilizza spesso meccanismi difensivi di scissione e negazione, responsabili nei casi più gravi di strutturazioni psicotiche. I vissuti di perdita e lutto e le angosce abbandoniche orientano invece la personalità verso forme depressive.
Alcuni genitori, pur informati e consapevoli che il loro comportamento porterà danni psicologici gravi al proprio figlio, perseverano nei loro comportamenti allo scopo di soddisfare il rancore e la rabbia verso l’ex partner. Le false denunce sono la forma esasperata di un fenomeno più generale di attacco al partner che si manifesta sistematicamente, potendo assumere varie forme, a volte più comunemente con la richiesta di un certificato di malattia per il bambino in modo da impedire la visita al genitore non affidatario, denunciando maltrattamenti da parte dell’Altro genitore o di persone significative della sua vita (nonni, zii, nuovi compagni/e).
L’esasperazione e la non elaborazione dei vissuti negativi dei partner può favorire un atteggiamento contrapposto agli effettivi interessi di salute psicologica delle persone coinvolte, e in particolare, dei bambini.
I bambini vivono nell’atmosfera psicologica dei loro genitori e risentono perciò direttamente di tutti i loro conflitti irrisolti e dei loro problemi non affrontati. Se i genitori affrontano i loro problemi, anche i figli stanno meglio e possono crescere sereni, anche in un contesto di separazione familiare.
Anche se un clima collaborativo tra ex-partner non è facile da instaurare, nella mia esperienza professionale ho più volte constatato che la pratica clinica è indispensabile per creare uno spazio dove sia possibile trovare le energie per affrontare la sofferenza, uscire dall’impasse delle rivendicazioni e trovare strumenti di cooperazione nell’esclusivo interesse dei figli.
Insieme possiamo costruire un contesto in cui riflettere e trovare delle risposte pratiche per affrontare al meglio la situazione. Contemporaneamente possiamo costruire uno spazio di accoglienza e di elaborazione degli aspetti emotivi legati al difficile percorso della separazione per voi stessi e per i vostri figli. Dare parola alla propria esperienza consente di conferire un proprio significato, nel tempo, a quello che si vive e raggiungere uno stato di benessere. 

 

Post scritto da Barbara Premoli
Esperta di disturbi d'ansia, depressione, traumi psicologici, problematiche sessuali, crisi di coppia.